uest’anno, finalmente privi delle mascherine, simbolo di un nemico invisibile che ci ha costretto a mutare il corso delle nostre esistenze, potremo godere appieno del “Segesta Teatro Festival”, rassegna di teatro, musica e danza, curata da Claudio Collovà che, intessendo un filo immaginario, accompagnerà lo spettatore in un racconto in cui protagonisti saranno l’arte e Segesta, uno di quei “recinti del sacro” di cui è costellata la nostra Sicilia. Questo nuovo appuntamento estivo, che va ad intrecciarsi col “Festival Ierofanie”, ci permetterà di vivere in uno spazio e un tempo dilatati in cui tra lo ieri e l’oggi, collegati da un flusso continuo, esiste uno scambio mai interrotto. Questa malìa avviene quando il viaggio che stiamo per intraprendere fa permeare, nel teatro, i testi classici dai linguaggi contemporanei, permettendoci di cogliere sfaccettature mai contemplate; fa incontrare, nella musica, l’avanguardia con la tradizione, ricercando nuove sonorità attraverso il paesaggio “timbrico” del mondo antico; fa consolidare, nella danza, la felice contaminazione delle altre due arti, essendo linguaggio tra i linguaggi.
Il “Segesta Teatro Festival”, però, è molto altro ancora: immaginatevi gli straordinari artisti come degli “ierofanti” in grado, magari, di ricondurvi al vostro io più profondo che, da intimorito e acquattato, si riscoprirà pronto a riprendersi la scena della vita.
A chi si stesse chiedendo come sia possibile tutto ciò rispondo che nella nostra piccola patria, denominata anche, per ricchezza e complessità, “continente Sicilia”, grazie alle intuizioni di uomini come Claudio Collovà, è possibile vedere “altro” e andare “oltre” attraverso un percorso fatto di emozioni, riflessioni e visioni del reale che, abbandonato il disincanto, magicamente si trova a poggiare su di un tempo immutato e immutabile, privo di orologi scandenti la quotidianità. Questa atmosfera, non descrivibile a parole, sarà in grado di annullare le solitudini e le distanze, di qualsiasi genere esse siano, trasformando la pluralità, ci farete caso quando lo vivrete in prima persona, in unità perché, come amava dire Alda Merini: “ci si abbraccia per ritrovarsi interi” e che cosa è il Teatro se non un magnifico e inglobante rito laico da cui emana un unico respiro universale?
Il palcoscenico del “Segesta Teatro Festival” è una miriade di mondi in cui potreste trovare anche qualcuno dei vostri di cui, però, sconoscevate l’esistenza. Auguro a voi tutti un’estate inattesa e, proprio per questo, ancora più preziosa. Sorprendiamoci, ammiriamo bellezza universale, contempliamo il medesimo universo che contemplarono i popoli che abitarono e amarono la nostra Sicilia in ogni tempo. Guardiamo al contemporaneo e al futuro con quegli occhi senza tempo di chi ha radici profonde e robuste ben piantate sulla nostra meravigliosa Terra di Sicilia. Viva Segesta e il suo, il nostro, Teatro.
Alberto Samonà
Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana