a tempo mi chiedo se tutto questo parlare di Sicilia non sia troppo autoreferenziale e poco diretto alla Sicilia o all’amore per la Sicilia.
Penso al rischio di diventare troppo teatrali e poco realisti, temo un presente che ricordi troppo il nostro secolare passato ma trascuri la costruzione di un futuro che deve essere carico di forze positive e di progettualità. La cultura siciliana ci insegna da sempre ad apprezzare tutto quello che ci viene messo a disposizione partendo dagli oggetti materiali che possediamo, dalle esperienze che ci vengono concesse. Noi siciliani dovremmo vivere in connessione con tutto ciò che ci circonda cercando di apprezzare il valore di un tramonto, la forza del vento, la luce accecante che avvolge i nostri monumenti.
Questo è lo spirito che deve animare il nuovo Segesta teatro festival.
Forte è il desiderio di far vivere, a quante più persone possibili, momenti che abbiano un profondo legame con i luoghi che devono espandersi e diventare paradigma del nostro vivere una terra ricca di testimonianze di civiltà.
Aree dove la nostra identità culturale ha preso forma e che adesso vogliamo condividere per gioire e stupirci, avvicinandoci a figure che rappresentano spiriti divini e creature antiche che possono condurci verso la nostra forza interiore.
Dunque un pegno di speranza. Una ricerca nuova dello spazio, della luce e della memoria che scacci definitivamente la nostra ansia del quotidiano dominata, in questi anni, da paure ed incertezze. Una cura, un balsamo che deve condurci verso un futuro che sani le nostre ferite. Una sfida dura ma utile, una prova dalla quale ricaveremo sicuramente nuove esperienze, conoscenze inaspettate che dovranno farci crescere e permetterci di ripartire per un nuovo viaggio più consapevole alla ricerca dell’essenza di una personalità intesa come sinonimo di spirito e di io dell’età moderna e contemporanea.
Luigi Biondo
Direttore del Parco archeologico di Segesta