Introduzione di Mario La Rocca
La Sicilia è da sempre terra che guarda avanti e precorre i tempi nella storia, nella cultura, nell’arte. Possiamo certamente pensare la nostra isola come il gran teatro del mondo nel quale lo spazio della dimensione reale consente uno sguardo rivolto alle forze naturali ed apre le porte alla finzione, sintesi magistrale delle due condizioni.
Non è azzardato considerare le architetture di pietra delle cavee greche come scenografie ideali per una simbiosi fra artificio e forze ancestrali. Spazi fisici importanti che riassumono la sapienza del costruire con la rappresentazione dei valori sociali. I teatri antichi rispecchiavano forti valori simbolici e le rappresentazioni dei drammi e delle commedie diventavano e sono ancora topos dello scorrere della vita con i suoi accadimenti replicati sulla scena e letti in chiave critica.
Segesta non sfugge a queste logiche e, con la seconda stagione del suo Festival, propone rappresentazioni che coniugano la sintesi perfetta fra natura ed artificio.
Gli eventi diventano specchio e fulcro delle culture del Mediterraneo, degli antichi testi riproposti in chiave contemporanea senza tradire i valori degli autori vissuti tanti secoli orsono. La scelta di non trascurare nessuna delle espressioni artistiche, dalla recitazione alla coreutica, dalla musica alle performance partecipate, è atto di speranza per alimentare un sapere antico che ci trasmette ancora messaggi carichi di forza e di volontà di riscatto.
L’ampia e qualificata proposta del cartellone, distribuita in un arco temporale dedicato da sempre alla riscoperta di luoghi dell’anima, sarà certamente occasione per incentivare le presenze di visitatori in uno dei siti più affascinanti della nostra terra.
Mario La Rocca
Dirigente Generale del Dipartimento Beni Culturali e Identità Siciliana